L’impatto di Ri-Scopriamoci! tra scuola e comunità

Rete educare ai diritti umani (REDU), ente affidatario della valutazione d’impatto, ha utilizzato metodologie partecipate, sia qualitative che quantitative, nella realizzazione della valutazione di impatto sociale del progetto “Ri-scopriamoci!”. Nello specifico sono stati somministrati questionari a tutte le persone che si sono occupate di facilitare i laboratori nelle scuole, dopo aver seguito una formazione ad hoc, organizzata dall’ente promotore. Sono stati inoltre organizzati focus group con i team di facilitazione e con i tutor oltre che con i rappresentanti dell’ente promotore. A corredo di queste attività è stata fatta un’analisi del progetto e delle sue attività, con particolare attenzione alla valutazione espressa dalle studentesse e dagli studenti a termine del ciclo di laboratori presso le diverse scuole.

Il progetto “Ri-scopriamoci!” ha facilitato lo sviluppo di competenze sociali e civiche nei bambini e bambine che hanno partecipato ai laboratori, divenendo maggiormente consapevoli rispetto ai propri diritti e dei propri doveri nei confronti dei propri coetanei e della comunità di appartenenza (famiglia, gruppo classe, etc).
Il progetto è riuscito anche a formare un team di facilitatori e facilitatrici capaci di condurre laboratori usando l’approccio efficace dell’educazione non formale ed esperienziale. Le persone con background migratorio che hanno messo a disposizione, nei percorsi laboratoriali, le proprie esperienze di vita, hanno potuto consolidare le proprie conoscenze relativamente ai diritti umani, come difenderli e reclamarli.
La comunità educante, rappresentata dai docenti, dai tutor e dalle famiglie, ha potuto maturare una consapevolezza maggiore di quanto l’educazione ai diritti umani debba essere uno dei pilastri nei contesti educativi per facilitare la coesione sociale e l’inclusione.
La comunità più ampia, che ha beneficiato dei resoconti delle esperienze da parte dei diversi attori, ha maturato curiosità per le tematiche e per la diversità dimostrando atteggiamenti più inclusivi e aperti nei confronti delle persone con background migratorio nei luoghi di incontro informale come i campi di calcio, i bar, i circoli dei paesi. Per il futuro si raccomanda all’ente promotore di coinvolgere fin dalla fase di progettazione le scuole e possibilmente almeno i rappresentanti delle famiglie dei bambini/e per attivare un processo partecipativo e virtuoso.

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